Ed ecco un altro fine settimana surreale da aggiungere alla lista…
Era l’ultimo sabato disponibile per potersi prendere un giorno di ferie ed aproffittare dell’estate che quaggiú sta per finire.
Dai, cosí andiamo al mare! Stavolta peró mi organizzo bene perché ormai ho imparato: meglio un cambio in piú per tutti ed uno a portata di mano nello zaino, viste le esperienze precedenti…
Cosí siamo partiti con un borsone che sembrava dovessimo star via una settimana ed abbiamo dato inizio all’avventura tutta latina.
Alla fermata dei bus almeno 5 persone ci assalgono gridando: “Mollendo, Mollendo! Parte ora! 20 soles”
Scegliamo il bus piú vuoto e dopo poco siamo giá in marcia, mentre mi chiedo se siamo sulla strada tutta curve che in 2 ore esatte ci fará discendere 2300 metri o su una pista di Formula1. Comunque arriviamo sani e salvi e non é poco.
Scendiamo sulla passeggiata ed andiamo alla ricerca di un ostello. Il primo in realtá é un albergo “di lusso” e quindi lasciamo perdere. Il babbo allora decide di parcheggiargi in piazza e va in avanscoperta per rientrare vittorioso:
“E´un posticino semplice, il bagno é piccolo ma la stanza é grande e costa il giusto.”
Mi fido e affare fatto.
La stanza era mooolto grande, con le pareti di legno che scricchiolavano e la finestra proprio sulle scale, ma il bagno era cosí piccolo che la doccia stava sospesa in mezzo alla stanza (della serie: mi lavo io e lavo anche cesso e lavandino contemporanemente) ma soprattutto NON c’era acqua calda.
“Eh, qui é cosí. Solo gli alberghi di lusso hanno l’acqua calda”
E sticazzi!
E´ l’ora di pranzo, andiamo a mangiare un pollito a la brasa ed arriviamo in spiaggia alle 4, giusto il tempo di farci portar via l’asciugamano dall’onda traditrice fra le risate della piccina. Almeno quello…
Meno male che ne avevo tirati fuori soltanto uno, di asciugamani!
Andiamo a fare una passeggiata sul lungomare mangiando churros e poi di nuovo all’ostello. Il programma é uscire in serata con i soliti amici, Roberto e Isa + prole ma… alle 8 circa cadiamo tutti come pere cotte e quando apro gli occhi per chiedere che ore sono la risposta é: “Non lo vuoi sapere. Sono le 00.50”
Ecco, il cambio da sera é stato perfettamente inutile. E anche i pigiami, visto che siamo rimasti sdraiati sul letto in maglietta e pantaloncini…
La mattina dopo, dato che naturalmente ci siamo alzati all’alba, il babbo ha deciso di portarci a conoscere una caletta un pó piú lontana ma, a detta di molti, super e cosí partiamo tutti emozionati. Finché mi ritrovo in quest’insenatura che probabilmente era un paradiso prima dell’arrivo dell’essere semi-umano, perché quello che vedo davvero non é umano: gli ombrelloni sono talmente appiccicati uno all’altro che il sole non riesce nemmeno a filtrare (e quindi la mia tanto desiderata abbronzatura la vedo difficile); siamo a 15 metri dal mare ma non lo riesco nemmeno a vedere; la riva é letteralmente okkupata da gommoni e ciambelle giganti a noleggio mentre nella parte piú interna non si puó camminare per via delle tante tende da campeggio dei giovincelli che hanno deciso di venire a sbronzarsi qui. Anche fare il bagno é un’impresa ardua perché se qui non ci sono le onde, c’é peró un’ondata di gente che si accalca e grida e si ficca in acqua vestita.
“????” Non ho il coraggio di dire niente piú che: “Ma stai scherzando?”
Allora babbo, un pó triste un pó deluso, cerca di spiegarmi:
“Erano anni che non venivo qui e all’epoca ERA un paradiso…”
All’ora di pranzo abbandoniamo il paradiso perduto e torniamo in ostello a prendere il bagaglio prima del check out.
Roberto si offre di portarlo a casa sua, dove é in corso un pranzo familiare per cui dobbiamo aspettare per andare tutti insieme a Mejia (altra spiaggia a una mezz’oretta di auto) fin “Verso le 3” e chi conosce i latini sa bene che un’orario approssimativo significa una variabile di circa di 3 ore.
Ok, allora nel frattempo noi andiamo alla spiaggia qua vicino e aspettiamo la vostra chiamata. Ma alla spiaggia non ci siamo mai arrivati perché la “signorina no” ha deciso di fermarsi ai giochi, completamente presa fra altalene, scivoli e reti per arrampicarsi.
Alle 4 del pomeriggio le certezze erano 2:
1. Definitivamente la mia abbronzatura se n’era andata a puttane
2. Andare in spiaggia con i ragazzi era ormai un’utopia.
E infatti poco dopo chiamano per avvisarci che erano ancora a tavola, che avevano giá mandato il nostro borsone assolutamente superfluo alla fermata dei bus e che ci avevano riservato 2 biglietti per le 6.30
Peccato che il bus delle 6.30 non esisteva e su quello delle 6.00 non c’era piú posto. Allora abbiamo chiesto il rimborso, cambiato compagnia e preso i biglietti per le 6.45; siamo partiti alle 7.10 e il viaggio di 2 ore é terminato alle 10.30.
Siamo arrivati a casa con ancora indosso i vestiti della mattina e ci siamo detti:
“Non ne azzecchiamo mai una!” Plop!