NEGLI OCCHI DELLO SCIAMANO – H.H.MAMANI
SINOSSI:
Nato in un piccolo villaggio andino, Hernan rifiuta le sue origini per vivere una vita “all’occidentale”. Dopo essersi laureato con molti sacrifici, si trasferisce a Lima, la capitale, dove continua a studiare per specializzarsi, lavora e vive sfrenatamente finché si ammala. I medici purtroppo non riescono a fare nulla per lui che, perse tutte le speranze, decide di tornare al suo villaggio natale per trascorrervi gli ultimi giorni. Una volta arrivato, però, viene curato dal padre con rimedi naturali e tecniche ancestrali e scopre che il suo umile genitore è esperto di quelle antiche tradizioni sciamaniche a cui, da quel momento, egli stesso dedicherà la sua vita. Aiutato da una guida spirituale che incontrerà durante un ritiro di meditazione sulla montagna Ampato (un vulcano di oltre 6000 mt con nevi perenni), comincia a vivere seguendo il cammino del cuore, nel rispetto della natura, risvegliando la coscienza e facendosi portavoce del messaggio di Pachamama: solo tornando a Lei, e traendone forza, l’uomo riuscirà a recuperare la sua purezza e riscoprire la vera Felicità.
LA MIA OPINIONE:
Il libro riesce a coinvolgere da subito perché è scritto con parole semplici ma con tutta l’intensità, l’amore che un “sopravvissuto” può trasmettere nel raccontare non solo com’è scampato alla morte, ma come questa esperienza abbia cambiato la sua prospettiva, il suo modo di vivere e la relazione con i suoi stessi familiari, con la sua gente. Personaggi reali, che vivono in un ambiente vero, raccontato dalla voce in prima persona di chi non solo lo conosce, ma ne è parte (e che anch’io posso riconoscere, dopo averci vissuto per una decade).
Le informazioni sulla cultura andina che se ne ricavano sono innumerevoli e preziosissime perché ci permettono di riflettere non soltanto sulle relazioni fra uomini, ma anche su quelle fra uomo e natura, uomo e potere, uomo e spirito. È un libro di una sincerità disarmante: l’autore ci mostra la sua parte più umana, i suoi limiti, parla dei suoi errori e di come sia poi riuscito a cambiare rotta, tornando indietro per recuperare la sua Vita, quella vera, non quella delle illusioni o delle apparenze.
Questo libro è stato il primo scritto dall’ormai noto autore (13 libri tradotti in 7 lingue di cui 3 bestseller) che lo volle fortemente, tanto da decidere di stamparlo da solo nella sua casa di Arequipa e distribuirlo in zona con l’aiuto dei figli. Era il 1998 e di questa versione restano ancora pochissime copie in Perù. Io ce l’ho perché questo è il libro che mi ha cambiato la vita, non solo perché, come è successo a molti, ha provocato un cambio di rotta ma perché, letteralmente, è l’opera che mi ha portato in Perù, mi ha portato nella casa di Hernàn Huarache – da tutti conosciuto come Mamani – nei suoi progetti, nei suoi altri libri che ho poi tradotto, nella sua famiglia che alla fine è diventata anche la mia. E come testimonianza della “potenza” dell’opera o, se preferite, del curandero che l’ha scritta, ho deciso di raccontare qui questa storia molto personale.
Un giorno ero in cerca di un regalo per un amico antropologo, entrai in libreria, vidi il volto sulla copertina, lessi la quarta e lo comprai. Un paio di anni dopo quell’amico tornò a regalarmi lo stesso titolo perché “dopo averlo letto – disse – ho capito subito che era per te e io sono stato solo un mezzo per arrivare a lui”. Il regalo era per salutarmi in vista della mia partenza per New York, dove avevo deciso di trasferirmi. Le valigie erano già piene all’inverosimile e quel libro rimase appoggiato sulla scrivania, in attesa. Non era ancora il momento. Dopo un anno e mezzo di frenetica vita newyorkese, tornai in Italia per una breve vacanza e allora sì, nella valigia semivuota ci stava benissimo quel libro che era rimasto lì ad aspettarmi, paziente. E che nell’ultima pagina mi invitava a partecipare ad un progetto di volontariato, offrendomi la scusa perfetta per uno stacco da quella vita metropolitana così intensa e vuota alla stesso tempo.
Dopo la selezione ed il colloquio con la responsabile della scuola De la Vida y de la Paz, finanziata con le vendite dei libri e che oggi, purtroppo, non è più attiva, atterrai a Lima e chiamai il numero della casa in cui sarei stata ospite durante i due mesi di soggiorno sulle Ande. Mi rispose un uomo che si offrì di venirmi a prendere all’aeroporto di Arequipa: “porto un cappello di lana verde – disse – mi riconoscerai da quello”. Fu la prima volta che vidi Mamani. Poi, nel corso di quei due mesi e, in seguito, negli anni che ci unirono fino alla sua dipartita, venni a conoscenza di tanti ulteriori dettagli che arricchivano la storia narrata in “Negli occhi dello sciamano”, la vera autobiografia di una persona assolutamente speciale, che ha dedicato la sua vita alla diffusione e agli insegnamenti profondi della cultura andina in tutto il mondo occidentale.
LO CONSIGLIEREI?
Assolutamente sì, senza remore né controindicazioni. Per donne e uomini, esperti e neofiti, curiosi, scettici e creduloni. Sono assolutamente sicura che tutti riusciranno a trarne qualche insegnamento e portarsi via frasi significative.
LA CITAZIONE:
“Mi stai dicendo che non ho vissuto bene la mia vita ed è per questo che mi sono ammalato?” chiesi preoccupato.
“La chiami vita quella che hai trascorso finora? Lavorando come un disperato, leggendo e mangiando senza tranquillità, sempre correndo di qua e di là, senza pensare a te stesso, senza conoscerti, senza sapere chi sei, cosa stai facendo e in quale direzione stai andando?”