La tata around the world

C’è un commento sull’ultimo post che chiede: “Come va con la tata?”
Ho deciso di rispondere scrivendo un altro articolo al riguardo e il fatto che in 3 giorni abbia postato per ben 2 volte, già la dice lunga no?!

Effettivamente il tempo sembra muoversi con una nuova lunghezza d’onda…nonostante io continui a stare in casa con loro (ma insomma, son solo 2 giorni, concedetemelo!) non solo riesco finalmente a portare a termine quello che inizio, ma mi sono anche concessa una bella sigaretta in santa pace! Le ho spedite a fare un giro ai giardini e mi sono regalata una pausa relax: cicca, sole a picco sulla faccia e poi luuunga doccia rilassante. Incredibile!
Inoltre la signora, naturalmente, non si limita a badare la piccina ma aiuta anche me: oggi mi ha spiegato come cucinare l’olluco secondo una ricetta tipica del Colca e poi mi ha pure lavato i piatti.

Non dovrei sorprendermi perchè so perfettamente che quando lavori IN una casa e stai a stretto contatto con la famiglia, è difficile evitare che il ruolo che ti avevano assegnato non sconfini in qualcosa d’altro, ma quando è successo è me era sempre stato “in meglio“…

Quando Matthew ed Elizabeth si addormentavano, il mio lavoro era finito: avrei dovuto salutare la mamma ed uscire su Central Park per andare a prendere la Metro; invece la signora, una bella emiliana sposata con un ebreo americano, mi chiedeva se potevo rimanere per…incollare le foto sull’album di famiglia! E naturalmente la paga valeva bene quel favore…
A casa di Emma invece – o meglio, nel suo attico in un Trump Tower – era ancora più assurdo perchè il guadagno extra veniva per:
guardare la tv insieme a sua mamma (la classica obesa americana presa direttamente da un documentario sui fast food);
scattarle foto per i biglietti d’auguri natalizi;
usare palestra e sauna del palazzo che, evidentemente, in quella famiglia nessuno aveva mai pestato nemmeno per sbaglio.
Questa era la vita di una nanny newyorkina, e invece la mia tata peruviana mi lava i piatti…oddio, mi sento una cacca!

Però insomma, alla fine proprio perfetta non è: oggi infatti le ho dovuto chiedere, per favore, di evitare quelle battute del tipo “Non andare là che se no viene il lupo e ti mangia”.
No, qui nessuno mangia nessun’altro e soprattutto non voglio che la mia bambina cresca terrorizzata dal buio, dai poveri lupi o chissà che altri mostri strani, nè tantomeno che ubbidisca solo per paura.
No, qui le cose si chiamano con il loro nome, e le persone anche: la nonna è “nonna“, non “mamma Maria” o Teresina o che so io, e idem il nonno. “Nonno“, non “papà Antonio” (anche perchè da noi sarebbe babbo) e se no tanti anni di lavoro con la psicogenealogia per cosa?!

*** Per combattere le paure dei bambini, leggete questo divertente articolo su: “mammafelice” ***

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