Viaggiare senza pargoli

Un anno esatto che riesco a fare (piccoli) viaggi senza figlia a seguito.

Forse sarebbe più esatto parlare di weekend, o al massimo weekend lunghi, ma sono pur sempre viaggi! E anche se la maggioranza son stati per lavoro o per aggiornare i documenti, avevano comunque la loro bella parte di “distrazione”…
A Cusco mi sono permessa ben due notti di follia con il mio amico Carlos: la prima al mitico Limbus, Restobar nel quartiere San Blas (che adoro), con vista sulla città e disponibilità di copertine di pile per godersela sulla terrazza fino a notte fonda.
La seconda sera siamo andati (addirittura!) a ballare: Ukukus è un ex centro culturale trasformato oggi in disco pub, ma sempre con la presentazione di vari spettacoli e concerti prima di dare libero sfogo alle danze da disco.


Poi, naturalmente, me ne tornavo nella mia camera d’albergo – scelta e pagata dal Centro che mi organizzava le conferenze – mentre a Lima ho avuto il massimo tuffo Back to the Future quando son stata ospite della mia amica Claudia, giovane e talentuosa stilista di moda ribelle a cui ho promesso di dedicare un post…

Claudia vive in un appartamento condiviso, con 2 amiche e 2 gatti, che mi ha fatto tanto ricordare i tempi dell’università, quando ognuno degli eterogenei coinquilini aveva un sogno diverso, tante idee per il futuro e ben poche certezze. Soprattutto nessuna su quello che si presenta adesso come il nostro presente.
E’ stato divertente passare un paio di notti insonni a ricamare, guardare video di cantanti e gruppi inimmaginabili e mangiare pan con palta a notte fonda (versione peruviana della spaghettata di mezzanotte). Intanto, però, osservavo tutto questo dal di fuori, cosciente di essere una spettatrice temporanea e che una certa realtà, ormai, non mi appartiene proprio più.

Così come non mi appartengono più le tipiche mete europee quali Londra.
La prima volta che l’ho visitata avevo 18 anni, 1 giorno e morivo letteralmente dalla voglia di conoscerla. L’anno scorso ci son tornata per l’ennesima volta, per andare a trovare gli amici che vi si son stabiliti e per fare un bel viaggetto con mio fratello; esperienza risalente ai tempi dell’infanzia e che in realtà si è poi ripetuta pochi mesi dopo, quando ha finalmente deciso (dopo un decennio!) di venire a trovarci in Perù.


Ma farci tutto il giro del paese da soli era troppo, così per un paio di tappe ho dovuto cedere e tornare a muovermi con marito+figlia al seguito, lasciando solo all’ultima settimana di viaggio del malcapitato la pace di:

mangio quando e cosa mi pare
esco di casa senza una borsa grande come una casa
se son stanca, mi riposo
stanotte mi leggo un bel libro
prendo il bus più economico anche se ci mette un secolo
mi faccio tutti i negozietti del centro senza pianti nè lamenti
passeggio sotto la pioggia

Poverino! Lui mica lo sapeva di essere la valvola di sfogo di una madre viaggio/repressa

Ed ora, invece, l’ultima grande “pausa” me la sono presa un paio di settimane fa, per qualcosa che davvero mi macava tanto… un ritiro spirituale con una famosa Curandera ultranovantenne: la mamita Maria Apaza.
Tre giorni sperduti nelle campagne circostanti Arequipa, scoprendo pratiche ancestrali, imparando nuovi metodi di sanaciones, ascoltando Quechua, mangiando sano, facendo la doccia fredda (diciamo gelata), meditando e canalizzando, conoscendo gente nuova e rilassandomi tanto che son riuscita a divorare dall’inizio alla fine il libro che mi ero portata. Esperienza unica e necessaria che racconterò presto presto con dettagli.

Stay Tuned!

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