Questo post è un saluto, non un addio, perchè a te gli addii non son mai piaciuti.
È un saluto ridicolo dei nostri, di quelli che… “ma te ne sei già andato? Ma il brodo…” “Ni modo, pa la proxima!” E invece stavolta non ci sarà una prossima, e probabilmente nemmeno un altro brodo, perchè lo sai che mi fa schifo e lo preparavo solo per te, per sentirmi dire che era venuto proprio buono. E guai a te se non lo dicevi: che se uno passa mezza giornata davanti ai fornelli, fargli i complimenti è il minimo; te lo avevamo insegnato io e tua moglie, durante uno di quei chiassosi pranzi all’italiana con prodotti andini.
Cominciò tutto così, con pranzi e cene in cui ci facevi cantare i Vatussi, che ti piaceva tanto ma non riuscivi mai a beccare il ritmo…e allora era meglio se cantavamo noi, e a te lasciavamo le barzellette; che anche se non erano belle, te la ridevi con così tanto gusto che te le lasciavamo raccontare ancora, per la miliardesima volta.
E per quanto continui a lasciar scorrere i ricordi nella mia mente, non ce n’è uno solo in cui non ti veda sorridere… ed è così che resterai nella mia mente, nel mio cuore: allegro e sorridente. Facendo spallucce davanti ai problemi perchè: “Che ci possiamo fare, asì es la vida.”
La vita, questa cosa strana che ci unisce e separa senza un perchè, a modo suo, quando lo decide lei. E noi siamo solo pedine del gioco… o forse no?
So perfettamente che la tua risposta sarebbe un NO rotondo, ma io ho ancora i miei dubbi. E te lo dico, come sempre, per dare inizio a un’altra delle nostre discussioni senza uscite. Mi piaceva discutere ed incazzarmi con te, perchè ne usciva sempre qualcosa di buono.
Mi ricordo la prima volta che ti ho visto, con il tuo inseparabile cappello di lana verde, quando sei venuto a prendermi all’aeroporto di Arequipa. Non ci eravamo mai visti, eppure era come se ci conoscessimo da sempre. Grazie a te sono arrivata in Perù, e indirettamente mi hai cambiato la vita. Mi hai fatto vivere avventure al limite dell’anormale, mi hai fatto ballare lo zapateo, hai asciugato le mie lacrime quando ne avevo bisogno e mi hai accompagnato nel momento più importante della mia vita: la nascita della mia bambina.
Mi hai dato tanto che potrei continuare l’elenco per ore, e ora che non ci sei più sento che ho perso davvero un grande amico.
Abbiamo scritto tanto insieme, e ora invece sono qui a scrivere da sola, a scrivere a te, per te, mentre bevo l’ennesimo caffè di questi giorni tristi e confusi nella tua tazza preferita, quella ridicola con l’orsetto vestito di rosso, solo per dirti:
“Grazie di tutto. Che il viaggio sia buono…”
Cara Vale, mentre leggo il tuo post, le lacrime bagnano il mio viso. Sento senza alcun diritto un amore e un legame profondo verso di lui che ha cambiato la mia vita, che ha risvegliato la mia anima. So che é passato in un’altra dimensione e so che il suo compito lo svolgerà da lì,
ma il vuoto é tanto. Mi sento onorata di averlo conosciuto e di aver condiviso con te gli ultimi attimi. Sono infinitamente grata di tutto questo. Vi abbraccio con infinito amore, e sorrido come lui vorrebbe nell’ascoltare il cichi cichi “Estrellita Linda”.
Vi voglio bene e spero di potervi riabbracciare presto.
Patrizia
Tesoro a me è venuto in mente la sera dei miei 40 a casa a Pachakutec, tutti insieme, Hernan che suonava la chitarra e ballavamo felici contenti stonando.
Me lo ricordo al mercato che tornammo con più di 20 kg di trucia e mangiammo per due giorni !
Ricordo un nonno dolcissimo con le sue nipotine… avremo tanto da raccontare loro chi era il loro nonno e quanto le amasse. So che è in viaggio verso il suo destino quello vero. la vita dopo la morte.. ma la mancanza si sente ed è un gran vuoto. La distanza ci impedisce di abbracciarci e di bere insieme i tuoi caffè piangere e ridere insieme e magari girare per casa suonando il tamburo. Vorrei essere li con voi insieme si trova sempre la forza di guardare avanti, con il cuore sono con voi. Abbraccio di luce e che Apu Misti e Apu Qotallawi vi infondino la forza e l’amore necessari per guardare avanti. A presto sorella d’anima!
Marilisa
[…] E’ passato un anno esatto da quando siamo rientrati in Italia e sì, tirare un po’ le somme sarebbe utile e indispensabile; fare una lista e dei confronti sarebbe interessante anche per voi. Eppure continua sempre a risultarmi complicato decidere da che parte iniziare. Se non guardo le foto. Perchè se invece apro l’album dei ricordi c’è sempre un (piccolo) gruppo di ragazzi i cui sorrisi fanno sì che il mio volto si righi di lacrime immediatamente; un solo ed unico posto a cui torna la mia mente, avida di rivivere almeno alcuni di quei momenti, i nostri momenti insieme, i miei momenti di felicità. Erano la mia vera famiglia in Perù (a parte marito e figlia), erano la mia vera casa ad Arequipa (a parte l’appartamento prestatoci da mio suocero). […]