Que viva San Pedro

santo

E allora parliamo davvero della festa di San Pietro.

Cominciando, com’è d’obbligo, con il racconto di quello che la festa rappresenta (almeno in origine). Ovviamente si tratta di una festa religiosa in onore del patrono del Pueblo Tradicional in cui viviamo: San Pietro.
All’epoca questo paesino era fatto di enormi campi coltivati e le case erano poche, sparpagliate qua e là, proprio come i fedeli che arrivavano da tutte le parti. Per questo si iniziava la festa facendo esplodere dei petardi per avvisarli che dovevano mettersi in marcia, a cavallo dei loro asini vestiti a festa, carichi di paglia (che poi veniva bruciata in mezzo alla piazza) e con le immancabili bandiere del Perú. Una volta arrivati all’ingresso del paese, si preparava la cosiddetta “entrada del capo“, dove un gruppo di musicisti (i caperos) celebravano l’arrivo dei fedeli e si sparavano ancora petardi. Da lì, si dava il via ai veri festeggiamenti: 9 giorni di messe, danze e balli, e passeggiate della (inquietante) statua del Santo in giro per le stradine.

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Preparazione de la Troya (file di polvere da sparo)

Naturalmente ci sono anche innumerevoli leggende intorno all’evento: una dice che quando il Santo sentì che quello sarebbe stato l’ultimo anno in cui si organizzava la festa, fece esplodere le “chombas” in cui si custodiva la chicha (vino) per i festeggiamenti; un’altra dice che quando il Santo sentì il rifiuto di un paesano di pagare per la musica, gli fece cadere in testa un mazzo di chiavi che gliela aprirono in due; la più temuta racconta che ogni anno, in quel periodo, Pedrito si porta via 4 paesani (e per onor di cronaca devo confermare che in questo mese 3 dei miei vicini sono già volati)… fatto sta che, storie macabre o santi incazzusi che sia, la festa oggi è ancora più viva che mai e, forse proprio per evitare ulteriori rappresaglie da parte del festeggiato, non mancano né la musica né il bere. Purtroppo.

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Preparazione per lo sparo dei petardi

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E dico purtroppo perché noi che viviamo sotto la piazza non riusciamo a chiudere occhio per tutti quei 9 giorni (che oggi sono diventati 11, giusto per riempire 2 fine settimana) proprio a causa della musica (che suona fino alle 5 di mattina) e delle bombarde (che si sono arrivate a sparare per 2 ore consecutive). Insomma, questa tanto attesa festa, non solo ha ormai perso tutto il suo senso religioso, ma si é trasformata in un’esagerazione da “manifestazione di potere“.
Infatti, devo spiegare che ogni anno si elegge uno, o più, padrini della festa, cioè coloro che pagheranno per il gruppo musicale, per i fuochi e per la birra. Ora dovete sapere anche che il mercato immobiliare ormai da qualche anno è l’affare più redditizio della città e tutti vogliono costruire; quindi, i religiosi paesani, sono riusciti a far cambiare la legge che dichiarava i campi della zona come “intoccabili” per trasformarli in terreni edificabili. E allora, a parte il fatto che la zona verde che ci circondava si sta rapidamente trasformando in un ammasso di edifici costruiti senza criterio né buongusto, adesso gli ex proprietari terrieri sono pieni di soldi e, per dimostrarlo, fanno a gara per:

  • portare sul palco i migliori gruppi del momento (e vi assicuro che vedere donne ignude a pecorina, a ritmo di reggaeton davanti alla porta della chiesa fa inorridire anche me che di cattolico ho solo i sacramenti)

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  • far sparare i più enormi botti mai sentiti in tutta la città (e quando parlo di “botti” non mi riferisco a quei bei fuochi artificiali che fanno luci e colori, ma solo a catene immense di polvere da sparo incastrata in cima a delle canne di bambù che fanno solo rumore, fumo e puzza. E poi finiscono abbandonate sui nostri tetti, ma vabbé…)

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  • comprare quanto più alcool possibile (e visti i risultati, non é certo un caso che negli ultimi anni il sindaco abbia proposto di abolire queste manifestazioni pseudo religiose…)
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Risultato finale

L’ultima volta che abbiamo partecipato (qualche anno fa) la festa terminò con una rissa fra i due padrini perché il cantante, pagato da uno, non cedeva il microfono all’altro, che voleva solo dichiarare a tutti il nome della famiglia che aveva pagato per i petardi. Così qualcuno decise di staccare la spina dell’altoparlante e finalmente, per noi, fu la pace!

Amen.

 

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