Il carnevale è una festa meravigliosa!

Fantasia, creatività, magia, immaginazione.
Tante, tante volte in passato avevo cercato di spiegare ai peruviani di cosa si tratta, che carnevale non è solo prendersi a secchiate d’acqua (qua si festeggia così) ed avevo anche proposto feste in maschera all’asilo, ma l’essenza, quella vera, non ero mai riuscita a farla venire fuori.
Poi, quest’anno, l’ho proposto al direttore dell’Istituto Italo Peruviano in cui lavoro:
“Facciamo una bella festa di carnevale come si deve: prima di tutto insegniamo ai nostri studenti cos’è il carnevale, come si festeggia, chi sono le maschere tipiche e cos’è la Commedia dell’Arte. Poi li invitiamo a ballare al ritmo di Cacao Meravigliao; gli facciamo assaggiare le frittelle (di riso, che qua ci impazzano) ed i cenci (nome toscano per le frappe, sfrappole e quant’altre varianti della pasta fritta) e ci tiriamo addosso coriandoli e stelle filanti anziché acqua e farina.

Da buon toscano, Massimo ha accettato subito; ha obbligato tutti i professori a mascherarsi “all’italiana”, ha commissionato le leccornie (che naturalmente abbiamo preparato nella pasticceria di mio marito) e poi… è sceso a compromessi con l’amministratrice che ha richiesto: l’immancabile gara di maschere (se non c’è competizione, che festa è?!); la sponsorizzazione da parte di tipiche aziende peruviane quali Starbucks (!) e addobbi floreali che non sapevamo dove mettere, ma che dovevano stare per forza in prima fila.
Per fortuna c’era la mia collega Lucia – sarda, appena atterrata nella bianca terra, ancora più fanatica di me per il carnevale – che mi ha aiutato in tutta l’organizzazione: dalla scelta della musica per la festa (abbiamo ballato anche Gioca Jouer e Il ballo di Simone) a quella dei video per le “lezioni preparatorie”; dalla scelta dei costumi (lei si è fatta fare a mano una meravigliosa maschera di Pulcinella) alle decorazioni; ma soprattutto mi ha appoggiato nella stesura del CRONOGRAMA e poi anche nell’animazione.
Sì, anch’io mi sono sentita strana quando mi hanno chiesto “il cronograma della festa”… sinceramente non sapevo che cavolo significasse ed ho optato per la classica scusa “in Italia si fa cosí… il carnevale è caos, non ci sono regole”. Ma non è bastato: alla fine abbiamo dovuto per forza stilare un programma del tipo:
– Ore 4 Inizio festa
– Ore 4.30 Introduzione da parte dei professori
– Ore 5 Ballo libero
– Ore 5.30 Presentazione video e filastrocche da parte dei professori
– Ore 6 Primo giro di degustazione
…. e così via, tutta una serie di cose che, naturalmente, alla fine non sono state rispettate.

L’unica cosa che non si è smentita è stata che: il Carnevale é Caos!
E allora via, al ritmo di Peppepeppereppé, è partito un trenino che invadeva i marciapiedi e la strada per rientrare poi nell’Istituto, finché il mio fedele amico Riccardo (che non avendo un travestimento si è tirato al collo una sciarpa di peli di struzzo molto gaia) mi ha provocato: “Scommetto che non hai il coraggio di entrare in Questura“.
Ed ecco che il treno da me condotto è tornato fuori, è entrato nella Questura di Santa Marta, ha fatto il giro del patio interno e poi è uscito ringraziando il piantone a cui comunque scappava da ridere.
Inutile dire che io ero contenta matta, con il mio vestito da Arlecchino fatto tutto a mano da mio marito (!), le frittelle che ricordavano quelle di mia nonna e la mia bambina vestita da Elsa di Frozen (ovvio), che alla bellezza di quasi 5 anni…
ha avuto la possibilità di festeggiare il suo primo Carnevale all’italiana.