Ed è giunto anche il momento di parlare di spirito (la parola religione mi fa allergia…)
In un paese esageratamente cattolico, in cui la gente si fa il segno della croce quasi ad ogni semaforo e per tutto il mese di novembre va a giro vestita con la tunica viola in onore al Senor de los Milagros, che onestamente non so che grandi miracoli gli avrà mai fatto, era già messo in conto che prima o poi avremmo dovuto affrontare lo scoglio.
Tutto iniziò per Pasqua, quando all’asilo ci chiesero di vestire i bambini di bianco per mettere in scena la Via Crucis (fortunatamente a porte chiuse) e poi ci mandarono a casa un crocifisso di sughero e cartoncino dorato con su la faccia di un Cristo dolorante. Naturalmente la cosa che rimase più impressa a mia figlia di tutta quella storia fu: “L’hanno attaccato a una croce, ma con dei chiodi veri che gli hanno bucato le mani!” Macabri dettagli come quelli che venivano fuori dalla storia di Santa Rosa di Lima, personaggio mitificato allo stile europeo perchè mica vorrai che il peruviano si faccia mancare un personaggio del calibro di Giovanna d’Arco…
Fatto sta che dopo la Pasqua e la preghiera quotidiana prima della merenda (perchè i denti dopo mangiato possiamo non lavarceli, ma la preghiera no, non la possiamo certo saltare), è arrivata una canzoncina che alla fine recita una frase del tipo: “Ti do il mio cuore, è tuo e mio no, solo tuo, mio no”. Occhi sgranati e orecchie orrorizzate della mamma megera, ho pensato che davvero era arrivata l’ora di prendere provvedimenti.
La maschera di Budda appena comprata ad una “vendita di Garage” mi è caduta a pennello: con parole molto semplici le ho cominciato a spiegare come non tutte le persone accettino Gesù nella loro vita ma anche altre figure di uguale importanza, fra cui appunto Budda e molte altre. La mamma, per esempio, saluta e rende omaggio alla signora che sta in quella foto e che si chiama Yemanjà. Allora ci siamo avvicinate al mio altare personale dove, oltre alla Grande Madre Yoruba, c’era anche un’altra statuetta arrivata direttamente dall’Africa che rappresenta sempre la madre e altri oggetti ben più esoterici. Le ho spiegato il perchè di ognuno e alla fine ho deciso di sacrificare l’altare per farne uno collettivo: ho dovuto accettare l’idea di appoggiarvi anche il famoso crocefisso (sig!) e poi un sole di plastica fatto a scuola per non dimenticare che esiste anche Inti, il Dio Sole degli Inca.
Alla fine le ho spiegato che sarà libera di scegliere la figura che più le piace, senza preoccuparsi di quel che “dirà la maestra” perchè deve ascoltare soltanto il suo cuore. Alla fine è stata una bella esperienza e mi sono sentita soddisfatta soprattutto quando mi ha chiesto di salutare con tre inchini come le ha insegnato il suo maestro di Kung Fu!!
Ah, per dovere di cronaca dirò che per adesso ha vinto Budda: “Mi piace mamma, è cosi buffo!”
OMG OMG OMG io non ce la potrei fare e per fortuna, nel cattolicissimo Texas, noi per ora siamo capitati in scuole laice, dove si ringrazia per il cibo, ma nessuno in particolare. Non ci si salva solo dalla ‘pledge of allegiance’
Eh si, l’é dura la’avventura… Ma poi dico, hai notato la sofferenza del Cristo in croce per bambini?! Mah, io non capisco…