Addio, amico mio

volo dell'angelo

Nella tradizione andina, l’anima di una persona che sta per andarsene ripercorre tutti i suoi passi prima del grande salto ed i cani, che lo percepiscono, reagiscono scavando delle buche nel luogo in cui l’incontrano.

Qualche giorno fa, un cane scavó una buca vicino al palo della luce davanti alla nostra porta.
Io non conoscevo questa “credenza” e mio marito non disse niente fino al momento in cui ricevemmo la notizia.
L’ultima volta che ho visto Denis eravamo seduti in cucina, davanti a quel palo della luce e ad una tazzina di caffé Lavazza. Lui, con la gamba ingessata, mi raccontava del suo incidente in moto il giorno prima di partire per l’Italia. Era da tempo che non rientrava e forse sapeva giá che quella sarebbe stata la sua ultima volta.

Non lo possiamo sapere, nessuno puó davvero sapere, anche se continuiamo a cercare di rimettere insieme i pezzi di un puzzle che a volte sembrano combaciare e altre volte invece sembrano appartenere a disegni completamenti diversi.
Ma noi siamo esseri umani e razionali, e forse a causa di questo continuavamo a farci domande e darci risposte tutti stretti intorno ad una bara presa in affitto in attesa della cremazione.
Un Cristo enorme campeggiava dietro la sua foto di ateo mentre il prete, che blaterava una litania assurda, non é riuscito nemmeno una volta a pronunciare il suo cognome senza sbagliarsi, senza storpiarlo, facendo pensare per un attimo che forse ci eravamo sbagliati noi, che quella era un’altra persona. E invece no, era proprio lui, uno dei pochi italiani trasferitisi in quest’angolo di mondo in cui ogni tanto abbiamo bisogno di riunirci solo per sentirci a casa, per parlare la stessa lingua, per fare battute che solo “noi” possiamo capire. Ma a volte non basta.

A Denis probabilmente non bastava, e non ci ha nemmeno provato a parlare con uno qualunque di noi. Magari non sarebbe servito a niente lo stesso, ma noi siamo lí che continuiamo a chiedercelo. “Chissá se… cosa sarebbe cambiato…che avrei potuto fare”.
Domande che rimarranno per sempre senza una risposta e che sono sempre le stesse ogni volta che ci si trova di fronte ad un suicidio.
Erano le stesse domande che si ripetevano una quindicina d’anni fa, quando anche Stefano decise di andarsene esattamente nello stesso modo. Un salto nel vuoto.
Lui si tappó la faccia con il cappuccio della felpa, invece Denis ha guardato dritto davanti a se quando si é lanciato dal ponte, prendendo la mira per essere sicuro di finire sulle rocce che costeggiano il fiume.
Non so perché, non so se c’é davvero un perché che potremmo mai comprendere, noi comuni mortali, noi cosí diversi da te. E allora mi limito a pensare che in realtá tu avessi solo il desiderio di volare.

Mi piace credere che volessi spiccare il volo e, in quel momento, hai dimenticato che non avevi le ali.

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