Bienvenido Mattias!

E’ arrivato Mattias!

Il nostro “cuginetto” colombiano made in Italy ha bussato alla porta preciso come un orologio svizzero. Quando è scattata la data cerchiata in rosso sul calendario ha cominciato a scalciare, ma poi ha deciso che doveva far contenta la bisnonna e aspettare la luna piena, quindi se l’è presa più calma e ha lasciato tutti ancora un pò in attesa prima della grande uscita!
Vivere quest’evento mi ha fatto ricordare la nascita della mia pargola

Le prime avvisaglie non sembravano preoccupanti e poi il babbo non era ancora arrivato, quindi cercavo di convincermi che non fosse ancora il momento. Poi però ci fu una piccola perdita sospetta che mi spinse ad andare in ospedale, “solo per un controllo” – dicevo io.
“Prendi la borsa” – diceva mia mamma.
“Non importa, tanto mi rimanderanno…” – continuavo ad autoconvincermi.
Quando però dal finestrino della macchina mi si parò davanti la Luna, così piena come non l’avevo mai vista, allora nelle mie orecchie risuonò l’avvertimento della terza nonna “Secondo me nascerà con la luna…” e nella mia testa cominciò ad infiltrarsi il tarlo del dubbio…
Erano le 2 di mattina quando mio padre entrò di corsa al pronto soccorso, agitato come se dovesse partorire lui. Alle 3 mi confermarono che non sarei tornata a casa e che avevamo 48 ore per vedere se fossero arrivate le contrazioni prima di passare all’induzione. Le stesse 48 ore prima che l’aereo del babbo spiccasse il volo.

Per un attimo ci sperammo ancora.
“Ce la fai a tenerla?” mi chiese dall’altro capo del telefono. Ma poi la natura prese il sopravvento e fu evidente che in sala parto ci sarei entrata da sola.
Dopo un giorno intero di contrazioni e dilatazione regolari, mi avviai verso la sala piegata in due, convinta che mi avrebbero ficcato in una bella vasca d’acqua calduccina… “Non vale la pena, siamo già a 7 cm. Fra poche ore sarà tutto finito.” Disse l’ostetrica. Feci buon viso a cattiva sorte e mi consolai pensando che ormai mancava poco…
Col cavolo! Ci vollero 7 ore, lo schiacciamento e la ventosa prima di vedere la sua testina piena di capelli poggiata sulla mia pancia ed i suoi occhioni che mi guardavano fissa.
“I bimbi che nascono ad occhi aperti vengono da un altro pianeta”, mi disse il nonno quando finalmente potè prenderla in braccio ed io raccontai l’epopea che li aveva tenuti col fiato sospeso per tutto quel tempo. Si, perchè mio padre, appena seppe che stavamo andando, non solo caricò mia madre in macchina di volata, ma avvisò anche il suo consuocero, che stava aspettando in casa di una nostra cara amica, Marilisa.
Così arrivò la nostra amata, circondata da tutti questi nonni ed un paio di zii, mentre il babbo poteva solo immaginarla, ancora lontano miglia e miglia.
Sicuramente si sarebbe emozionato, lo so, ma non penso sarebbe mai arrivato ai livelli del papito di Mattias che, durante il racconto, mi diceva: “Abbiamo chiesto il cesareo perchè non ce la FACEVAMO più, ERAVAMO stanchi, non AVEVAMO dormito…” Eheh! Mi ha fatto ridere immaginare questo parto doppio, e ora gli dico solo una cosa:

“Attento Juancho che se ti immedesimi troppo fra un pò ti viene il latte!” 🙂

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2 commenti

  1. Visto che non riesco a portarlo in pancia e a patire le doglie, contrazioni e nausee della gravidanza provo a stare accanto a il mio amore, portando a questo mondo l’essere che è simbolo del nostro amore. E perché questa famiglia è una squadra 🙂

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