
Melani ha un lungo ciuffo di capelli sulla faccia.
Lo usa per nascondere i piccoli occhi a mandorla ed il sorriso che a volte le scappa, incontrollabile, sulla faccia da ribelle. Melani è una ribelle, l’animo più inquieto e critico di tutta la classe di teatro: 17 ragazzini adolescenti che in un paio di lezioni hanno tirato fuori tutta la loro incapacità di adattarsi ad un tipo di lezioni completamente fuori dall’ordinario.
Per il mio laboratorio da insegnante volontaria, avevo pensato ad un programa di pura pratica: esercizi per il corpo, per la voce, per la concentrazione e, soprattutto, dinamiche di gruppo per creare gruppi laddove gli insegnanti non ci sono riusciti. Volevo agire molto e parlare poco, senza stare lì a raccontare di come una ragazzina di 14 anni (la loro età) usciva correndo dal liceo per andare ai corsi di teatro con Pamela Villoresi che duravano tutto il pomeriggio e poi alle prove per gli spettacoli. Non avevo intenzione di condividere la paura del giorno in cui affrontai i miei genitori per dire “lascio biologia per studiare al DAMS e mi trasferisco a Bologna”; di parlare del laboratorio del Prof. Picchi che si faceva la sera e del volontariato con Eugenio Barba e l’Odine Teatret. Non immaginavo di raccontargli che la mia prima volta in Sudamerica sarebbe stata per lavorare con Paolo Magelli al Festival Iberoamericano di teatro di Bogotà. Non pensavo nemmeno di ricordare con loro la mia avventura di vita a New York quando, per lavorare con il Living Theatre a guadagno quasi zero, dormivo 4 ore per notte e alternavo il lavoro a scuola con quello al ristorante. Non volevo farlo e non l’ho fatto, perchè speravo che LA PASSIONE che trasmetto nelle mie lezioni fosse sufficiente e, soprattutto, contagiosa.

Ma non è stato così. Il laboratorio pratico è stato un fallimento totale e si è trasformato in lezioni teoriche (su suggerimento dei direttori) con “minaccia” di esami e voti. E allora rieccoci al punto di partenza: l’educazione che in realtà è solo un’obbligazione a fare, perchè in altro modo non si fa, nulla. Un’educazione che parla di libertà ma laddove chi la libertà non l’ha mai conosciuta, facilmente potrà confonderla con “faccio quello che mi pare“.
E questo è ciò che è successo: ognuno pensava di poter fare solo quello che voleva e tutti i suggerimenti per un cambio portavano solo infinite polemiche e discussioni.

Melani era una delle più polemiche: aveva sempre da ridere su tutto, sempre un commento critico per tutto e questo mi piaceva un sacco! Non perchè sono pazza (ok, forse un po`, lo ammetto) ma perchè in realtà era quello che volevo: insegnargli ad uscire dagli schemi e pensare con la loro testa, anche solo per prendere appunti senza il classico “dettato”.
Quindi, quando ci hanno chiesto di preparare un piccolo spettacolo da presentare 10 giorni dopo (con solo 2 lezioni preparartorie), ho pensato: “Ecco, ci siamo! Ora ci provo… Melani, ti va di scrivere il testo insieme a me?”
Quando ha detto “SI” sono stata la persona più felice del mondo e ho pensato:
Oggi ho vinto io! E il teatro, forse, avrà salvato ancora un’altra vita…
Il teatro un magico mondo dove tutto é possibile, credo che con la tua tenacia la tua determinazione tu abbia salvato non solo la vita di Melani ma anche di qualcun altro. 😘😘🌈🌈
La mia di sicuro, almeno un paio di vite fa 😉