Pasqua sui generi(s) p.2

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Si diceva: in questo affanno di crescere “bene” i propri figli,

forse  troppo spesso ci troviamo ad affermare “devi fare così” (o NON devi fare così), “devi essere così” (o NON devi essere così) buttandogli addosso – inconscientemente – i nostri traumi personali o le regole tipiche di un paese o di una cultura, sia che le vogliamo mantenere sia che le vogliamo stravolgere.
Ora, il paese da cui vengo e quello in cui vivo sono evidentemente lontani anni luce, ma non sarà che alla fine, chi in un estremo chi nell’altro, arriviamo allo stesso risultato, cioè: complicargli la vita nella ricerca del loro vero ed unico essere?!

Dall’altra parte del mondo vedo che la discussione si è già ribaltata e, come dice la mia amica Pitù, oggi non si critica più bambina = principessa a tutti i costi, ma l’opposta visione di bambina figa solo se snobba le principesse e si veste da dinosauro (cit. dal suo blog),
Qui invece siamo ancora ai livelli che se non la vesti di rosa e non le riempi la testa di fiocchi, fiocchetti e fiocchini sei una madre snaturata (vale lo stesso se hai un maschio e gli permetti di piangere davanti a tutti: orrore!)
Ma in sostanza mi pare che entrambi questi atteggiamenti a lungo andare provochino un simile effetto boomerang. E non lo dico perchè fa figo, ma perchè tutte le donne che vengono ogni giorno a chiedermi una terapia, alla fine si possono racchiudere in 3 semplici gruppi:

– la donna cresciuta con l’idea di essere una princessa, che come tale va trattata e quindi non solo non sa togliersi un dito di .. ma oggi, ultracinquantenne, continua ancora a cercare il principe azzurro che le salvi la vita.

– la donna cresciuta come ribelle, che per combattere il machismo deve evitare ad ogni costo di sentirsi una pricipessina debole e quindi decide di dimostrare al mondo che può crescere da sola i suoi 6 figli, senza necessità che questi conoscano i loro 6 padri…

– la donna confusa che probabilmente è … non riesce nemmeno a dirlo, però ha dubbi sulla sua sessualità ma l’estrema certezza che se si dichiara gay sarà rifiutata dal resto della famiglia e della società, così preferisce continuare a vivere una finzione qualunque.

E i maschi, in tutto questo?
Ovviamente fanno da controparte e allora avremo:
il piccolo principe cresciuto nell’illusione di dover aiutare tutte le fanciulle in difficoltà che incontrerà lungo il cammino (anche quelle che lo prenderanno a calci)

il macho che non ha mai pianto nè dimostrato i suoi sentimenti e crede che inseminare a caso sia sufficiente per dimostrare la sua “virilità”

– l’uomo confuso che probabilmente è … non riesce a dirlo, però ormai ha chiara la sua sessualità e la vive in segreto, perchè ha l’estrema certezza che se si dichiara gay sarà rifiutato dal resto della famiglia e della società.

Sono riduttiva? Può darsi, e allora questa sarà l’ennesima domanda che aggiungerò alla mia lista…

 

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