Aspetta, Spera e…Immagina. La vita senza cellulare

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“Captain Fantastic”. Se non lo avete ancora visto, dovete farlo immediatamente!

 

Ce l’ho fatta!

A prendere finalmente una sim italiana (dico per quelli che mi stressavano).
A resistere oltre un mese senza cellulare (dico per me ed il mio strano esperimento).

Secondo me un modo per contattarmi in realtà c’è sempre stato, perché un telefono fisso in casa ce lo abbiamo ancora e whatsapp con il numero peruviano funzionava non appena trovava una wifi a cui attaccarsi.  Certo, quando ci si dava un appuntamento all’aperto o in un luogo pubblico non era possibile chiamare disperati al primo nanosecondo di ritardo, ma non certo per colpa mia! Io le cabine le ho cercate,  ma pare che tutti i telefoni pubblici siano estinti.
Allora facevo di necessità virtù ed andavo a chiedere in giro di fare una telefonata… ma mica gratis eh! Al barista gentile compravo qualcosa, al vinaio carino qualcos’altro, e così ho scoperto che esiste ancora gente a modo, che non tutti sono così abbrutiti come vogliono farmi credere e che puoi fare due chiacchiere anche con un emerito sconosciuto (io poi, che parlerei pure coi sassi! )

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Da non sottovalutare inoltre la pratica della pazienza e del “aguzza l’ingegno” quando la persona che aspettavo non c’era: l’unica soluzione era aspettare, sperare e anche immaginare! Insomma, io questo non avere il magico apparecchio, non l’ho vissuto certo come un trauma, anche se è vero alla fine che ho ceduto alle richieste genitoriali: un po’ perché a furia di vedermi sempre nel ruolo di Captain Fantastic  penseranno che son matta davvero; un po’ perché alla fine son qui anche per questo… riprovare a sentirmi un po’ bambina, un po’ europea, o forse solo italiana o addirittura pratese.

Io che ormai penso invece di non essere più né carne ne’ pesce.  Perché alla fine è così: quando stai fuori per tanto tempo diventi un ibrido,  un essere che vorrebbe sentirsi parte di qualcosa ma sa che non lo è; che cerca di adattarsi a qualcos’altro ma sa che non ce la farà. E alla fine non ti resta altro che provare ad essere quel che sei, come sei, dove sei e così magari un giorno avrai anche la fortuna di scoprire chi sei davvero

Io ancora non lo so.
So che hanno ragione quelli che (a causa di questi esperimenti estremi) mi definiscono antica, antichissima, terzomondista, rompipalle, esagerata e perfino zia! Però una cosa volevo dirvela, a tutti, e di questo ne sono sicura…

Da oggi ho un cellulare anch’io! 😀

 

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