Ieri ho fatto forca a lavorare.
Considerando che quando andavo al liceo le (poche) forche che ho fatto le passavo in biblioteca a studiare quella materia per cui non mi sentivo pronta ad affrontare il compito in classe, secondo voi ho saltato il lavoro per andare a zonzo? Certo che no! Sono solo andata ad un altro lavoro…
Da mesi avevo dato la mia disponibilità per fare l’esaminatrice per l’esame PLIDA e, dato che a scuola non mi danno nessun permesso, mi sono dichiarata malata.
Ma non è certo questo l’importante.
Il punto cruciale della storia è che mi sono sentita infinitamente LIBERA e felice!
Vuoi mettere preparare tua figlia per l’asilo e accompagnarla al pulmino, anzichè uscire di casa quando lei dorme ancora e non poterla nemmeno salutare?
Vuoi mettere aspettarla a casa con il pranzo pronto, invece di mangiare alla mensa un piatto cucinato il giorno prima?
Quando mi ha vista ho detto: “Oggi è un giorno speciale: possiamo fare colazione tutti insieme!” E lei era così emozionata che la colazione l’ha voluta preparare da sola!
Poi, dopo che se n’è andata, mi sono messa in marcia anch’io verso l’Istituto Italo Peruviano.
Inutile negare che quando il direttore mi ha invitata a prendere un caffè mi è preso il panico all’idea che qualcuno potesse vedermi: mi sono infilata un cappello a tesa larga e gli occhiali da sole ed ho percorso i 2 isolati che ci separavano dal bar (italiano) sentendomi come una rock star che cerca di muoversi evitando i paparazzi. Poi, dopo un pò, non solo ha cominciato a non fregarmene più nulla, ma mi giravano anche un pò i coglioni.
Ho riflettuto sul fatto che sto perdendo giornate intere a cercare di educare (inutilmente) i figli di qualcuno che è sempre troppo impegnato per occuparsi di loro, tralasciando invece la mia, di figlie. Ed ho sentito prima un forte senso di ingiustizia, poi una stupidità cronica che, unita all’atavico senso del dovere di cui si diceva all’inizio, mi ha sempre portato a pensare che nella vita bisogna fare sacrifici, che il lavoro non è piacere ma dovere e che la libertà, alla fine, è solo un premio.
Bugie. Cazzate. Mediocre senso comune e infinito senso di paura.
Se non avessimo paura di non poter pagare tutto il necessario per vivere, di non poter avere quello che pensiamo di desiderare, di non essere all’altezza, di non avere un lavoro sufficientemente decente per la società, che cosa potrebbe fermarci? Che cosa potrebbe impedirci di fare quello che vogliamo, di godere del nostro tempo e dei nostri cari e di sentirci veramente felici?
Secondo me, abbiamo solo paura di essere unici e meravigliosi.
E stamani, senza quasi accorgermene, ho preso la SAGRADA DECISIÓN…
ti licenzi?
Mentalmente l’ho già fatto!! Però il mio grillo parlante mi ha convinto a stringere i denti fino a fine anno…per fortuna manca poco!!!