Un nido a misura di BAMBINO

asilo

E dunque…arrivó il momento di cercare un nido per la nostra bambina.

Naturalmente i primi che abbiamo visitato sono stati quelli vicini a casa e raccomandati da persone “di fiducia”.
Il primo era la terza sede di un nido conosciutissimo in cittá aperta nel vecchio taller di pittura di un amico che, proprio per questo, conoscevo bene e mi lasciava perplessa: a parte che l’entrata era su 3 gradini, c’era poi un’immensa scala verso il piano di sotto in cui i bambini (la maggioranza non cammina ancora o sta cominciando a dare i primi passi) potevano naturalmente rotolare e sbriciolarsi in pezzettini.
Comunque siamo entrati e la parte piú “interessante” della spiegazione del metodo é stata quando la direttrice ci ha detto:
“Questo é il programma annuale: questo mese studiamo i pianeti, il prossimo i presidenti del Perú (?!) e quello successivo gli organi interni.”
Io sono rimasta a bocca aperta pensado che volevano insegnare gli organi interni a mia figlia, che stava appena scoprendo il suo corpo mettendosi le dita in tutti i buchi possibili…e la direttrice, che probabilmente ha notato i punti interrogativi spuntati sulla mia testa, mi ha subito rincuorato:
“Non si preoccupi signora, se la bambina non apprende, non passa al livello successivo!”
Passare al livello successivo? Apprendere? Ma di che stiamo parlando?! Mia figlia ha 2 (DUE) anni!!

Cosí siamo usciti e siamo infilati in un altro nido che sembrava bellissimo, con un giardino immenso pieno di giochi, altalene, scivoli…
Chiacchierando con la direttrice, anche qui ad un certo punto ci é venuto un piccolo dubbio quando ha nominato “il libro di testo“.
“Scusi, possiamo vederlo?” Ho chiesto subito.
Per fortuna era fatto piú che altro di disegni e figure, ma era pur sempre un “libro di testo”.
Il rifiuto definitivo peró é venuto al momento dell’orario: si ricevono i bambini dalle 9.30 alle 12.30 e, a parte che 3 ore potrebbero andar bene per la palestra piú che per l’asilo, io entravo a lavorare alle 7.30 e non ho nessuno a cui avrei potuto lasciarla in quelle 2 ore.
Quindi, avanti un altro.

Stavolta si, cerchiamo qualcosa davvero a misura di bambino e troviamo un posticino di ispirazione Montessori che peró era proprio a misura di bambino, cioé minuscolo! L’area per l’attivitá motoria erano 3 metri quadrati con erba sintetica e qualche materassino.
Le aule, per quanto carine e studiate nei minimi dettagli, erano anch’esse piccolissime e invece la retta era qualcosa di grande. Naturalmente riservata a persone “speciali” che vogliono per i loro piccini un qualcosa di esclusivo e alternativo
Praticamente il costo di un mese di asilo era equivalente al mio stipendio. Non ci tiravo fuori nemmeno i soldi per il passaggio, fondamentale perchè il posto era piuttosto lontano da casa.
Ed ecco un altro no.

Insomma, alla fine, dopo estenuanti ricerche, abbiamo scelto “il meno peggio” a paritá di tempo, distanza, costi, valore insegnante.
Peró i dubbi rimangono e sono ancora in cerca di un nuovo posto per l’anno prossimo…
Prima di tutto son rimasta esterrefatta per la lista di materiale che dovevamo comprare: a parte la spesa non indifferente, mi son ritrovata a collezionare quaderni, forbicine, colla, montagne di colori, hula hoop, materiale da bagno; e poi serve la lonchera (panierino per la merenda) con i tupperware, il cappello e la tuta col logo della scuola. Vabbé.
Prima settimana e mi ritrovo nello zainetto il quaderno coi COMPITI A CASA!
Naturalmente vado a parlare con la maestra:
“Guardi, non abbiamo fatto i compiti.”
“Perché?”
“A parte il fatto che la bambina ha dormito tutto il pomeriggio, io non sono proprio favorevole ai compiti…”
(Per correttezza devo dire che da quest’anno il MInistero dell’Educazione ha proibito i compiti ai bimbi fino ai 5 anni, anche se a nessuno sembra interessare, dato che qui é ormai la norma…)
“Signora, i compiti sono un modo per stimolare i bambini e obbligare i genitori a condividere con loro delle attivitá. Per questo mese accettiamo, ma dal prossimo la metteró sotto torchio.”
“Benissimo, il prossimo mese cambieremo scuola.”
Che altro avrei potuto rispondere?!

E invece le soprese “sul quaderno” non finivano coi compiti: ne abbiamo uno che funge da agenda in cui la maestra, ogni giorno, comunica quello che é stato fatto oggi oltre a varie ed eventuali. Io leggevo normalmente il quaderno e basta. Finché un giorno mi sono accorta che sotto ad ogni comunicato c’era disegnata una faccina triste 😦
Non capivo, allora ho chiesto a mio marito, “padrone della cultura”
“E’ perché non sati firmando le comunicazioni”.
“A parte che non vedo scritto “firma” da nessuna parte, ma se mi dici che domani devo mandare i tappi delle bottiglie e io li mando, significa che ho letto no?!”
“No, qui non é cosí. Devi firmare tutti i giorni.”
Ah, e se no mi mette la faccina triste? Cioé, trattano i bambini come piccoli adulti e i genitori come idioti a cui mandi la faccina triste?!
Non lo so ma mi sembra davvero che sia il mondo alla rovescia

Poi c’é un’altra cosa che davvero mi manda in bestia: perché mia figlia ogni giorno deve tornare a casa con due stupide codine sulla cucuzza, fatte con dei microelastici che devo tagliare ogni volta per riuscire a scioglierle i capelli senza farle male, mentre lei si lamenta che le “tira tutta la testa?”
Di nuovo andai a parlare con la direttrice, chiedendole il perché di questa pratica barbara e soprattutto che la smettano di torturare cosí mia figlia e offendere me perché magari la mia pettinutura non gli piace…
Accettó a patto che le mettessi una fascetta o delle mollettine oltre alla classica coda perché “Con i capelli sugli occhi si limita l’attenzione e cosí le bambine non riescono a concentrarsi nel lavoro.”
Ripeto che stiamo parlando di bambini 0-3 anni….

E infine la cosa piú “bella” (tralasciando gli esami a fine periodo e le pagelle…): il giorno in cui la maestra mi ha chiesto di smettere di mandarle ACQUA PURA.
Qui tutti i bambini vengono con succhi di frutta o mate tipo camomilla o anice con zucchero, quindi lei preferisce rubare le acquette zuccherate ai compagni piuttosto che bere la sua “acqua insapore”.
Sono rimasta perplessa, per quanto conosco bene la realtá del posto in cui si beve acqua zuccherata anche a tavola, durante i pasti.
Ma vi giuro che abituarmi a tutte queste stranezze mi costa…

L’unica soluzione é creare noi un centro adatto a bambini che un domani potranno realizzarsi in quello che vogliono e non diventare soltanto dei perfetti impiegati di banca, bambini che amano la libertá, l’arte, correre e sporcarsi nei campi, andare in giro spettinati e senza divisa; che amano giocare con gli animali, saltare e arrampicarsi, che possono anche sbagliarsi e crescere senza conoscere a memoria i nomi dei presidenti…

VIVA L’INFANZIA! VIVA LA VITA!

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