…in un vecchio messaggio si diceva “cosa non si fa per campare“…
Negli ultimi 2 mesi sono stata completamente assorbita dalla traduzione di un libro (Meditazioni sulle Ande). Ormai siamo alla fase di revisione e quindi l’uscita sará a breve.
Peró io non ho fatto praticamente altro se non leggere, scrivere, correggere. Anzi, per un pó ho anche “dettato” e devo ringraziare mio marito che mi ha convinta a farlo perché io, restia como sono alla tecnologia, ci avrei impiegato il dopppio del tempo!
Purtroppo sono un’amante del “vecchio stile“, di conseguenza amo le foto su pellicola, il caffé della moka, uso il cellulare solo per telefonare e (al massimo) mandare sms e scriverei solo a mano…ma questo proprio non si puó.
Allora ho accettato il consiglio del tecno-maniaco e ho fatto la traduzione con un programma di dettatura, per cui io leggevo il libro al microfono e il super programma me lo digitava direttamente in word.
Naturalmente i verbi uscivano tutti all’infinito, i nomi propri venivano ribattezzati e le parole in quechua… meglio non pensarci. Ma a volte mi faceva anche ridere: Aurelio Condori era “Aura con dolori”, la Pachamama diventava “Pancia mamma” e via cosí, pronti per la rilettura che comunque avrei dovuto fare lo stesso.
Ma insomma, tutto questo mi ha permesso di risparmiare un bel pó di tempo e allora ho avuto la brillante idea di TORNARE ANCHE IN UFFICIO!
A parte che la sera andavo a letto cotta stracotta, con gli occhi iniettati di sangue per il troppo tempo davanti al pc, ma in generale sentivo che c’era proprio qualcosa che non quadrava.
La mattina arrivavo alla scrivania e sentivo le discussioni dei colleghi che cercavano disperatamente terreni liberi da far scomparire per sempre a spese di un bel palazzone moderno, una casa di lusso o un centro commerciale. Poco importa, l’importante é che “cague plata”. (cit.)
Tornavo a casa e mi ricaricava guardare fuori dalla finestra il Misti che mi osserva ogni giorno sonnolento, sulle cui falde la cittá si allarga sempre piú e ai piedi invece un bel campo in cui proprio ieri hanno raccolto i pisellini. Poi, nel pomeriggio, chiedevo alla mia piccina cosa volesse fare e lei cominciava a correre incontro alle mucche (che alle 3.30 pm rientrano alla stalla per la mungitura), si rotolava nella terra come un cane e raccoglieva dal fiumiciattolo le pietre per la lezione di stimolazione musicale.
Poi la sera mi mettevo a tradurre il libro e leggevo e raccontavo di come l’uomo stia distruggendo l’ambiente, l’inquinamento ci stia portando alla rovina e nessuno (o quasi) si renda conto di quello che stiamo facendo davvero.
Insomma, il mio cervello cominciava ad andare in TILT.
E’ vero che anche in ufficio ho cercato di fare un pó qualcosa di utile, nel senso che quando ho scelto il tema dell’ultimo numero della rivista ho pensato che forse “I Tetti verdi” potevano essere una buona alternativa per questa cittá che non li metterá mai in pratica, ma almeno io ci ho provato….
Peró l’altro giorno, quando ho visto un gruppo di omaccioni che scendevano dalle loro auto lusso proprio davanti a casa, che s’infilavano con le loro scarpine di cuio nel campo in cui noi andiamo a vedere tori e pecore, che tiravano fuori gli strumenti per misurare e marcare il terreno….mi é presa proprio male!
Vogliono costruire lí, in quel poco spazio verde che ancora resiste nella piana che qualche anno fa mi accolse incontaminata e che ormai, inevitabilmente, sta per scomparire.
Ho cominciato a lamentarmi che no, non possono farlo, ma come, e alla fine la tata che mi ascoltava mi ha dato il colpo di grazia:
“Vado subito a parlarci, cosí magari lo puó vendere lei, il terreno“.
Io NON voglio vendere il terreno. NON voglio guadagnare dal mio angolo di paradiso personale. NON voglio che nessuno lo compri se non per proteggerlo e lasciarlo cosí com’é. Ma soprattutto NON voglio essere responsabile in prima persona dello scempio del pianeta.
Allora ho detto a mio marito: “Voglio cambiare lavoro”.
“Non puoi cambiare il mondo”, mi ripete sempre lui. E’ vero, io non posso cambiare il mondo, ma posso cambiare lavoro e sentirmi in pace per lo meno con me stessa.
Oggi pomeriggio ho un colloquio in una scuola.
Poi magari avró di nuovo tempo per ricominciare a scrivere sul mio blog! 🙂
Si, si puó.
p.s. Grazie alla mia cara Re che, casualmente, proprio ieri ha postato una foto che calza a pennello! La rubo.