All’aeroporto di Firenze l’unica fila prioritaria è quella per chi viaggia in business, così io con la mia pupa ed i miei bagagli e la ragazza dietro di me col suo pancione abbiamo dovuto sorbirci la normale coda infinita.
I nonni ci seguivano in religioso silenzio (indice di uno stato d’animo quantomeno insolito!) e con le lacrime agli occhi. Poi hanno continuato a sventolare le manine finchè non siamo scomparse dietro il metal detector e lì l’avventura ha avuto davvero inizio.
Il primo volo è stato tranquillo: due chiacchiere con il geologo seduto alla mia destra e un paio di saluti con l’americana alla mia sinistra che Ginevra continuava a distogliere dal suo ebook. Siamo atterrate ad Amsterdam e la furbetta ha deciso di addormentarsi di colpo, per prepararsi alla grande traversata…
Per prima cosa sono andata subito al banco KLM per chiedere una culla ed ho scoperto che sul nostro volo ci sarebbero stati ben 7 bambini, praticamente un asilo! La culla…chissà. Ho cominciato a tremare all’idea di doverla tenere in braccio per oltre 12 ore e invece alla fine è andata meglio di quanto si potesse sperare: ci hanno dato un’intera fila a disposizione nel reparto “comfort”, così abbiamo potuto sdraiarci, apparechiare i tavolini con comodità e goderci davvero un bel volo. Fortuna davvero dato che, in tutto il viaggio, la tremenda ha dormito solo un paio d’ore!
Abbiamo anche fatto amicizia con i minori nostri vicini e improvvisato una nursery fra i sedili, che la gente era costretta a scavalcare poppanti e balocchi per arrivare al bagno…
Quando abbiamo messo le ruote sul suolo di Lima sono stata scossa da un brivido: sei mesi che non vedevo mio marito e che lui non vedeva sua figlia. Come avrebbe reagito? Ma soprattutto, come avrebbe reagito LEI?
Ero quasi sicura che non lo riconoscesse e che lui ci sarebbe rimasto malissimo, ma speravo che uno dei suoi meravigliosi sorrisi sarebbe bastato a tranquillizzarlo.
Superato lo scoglio del pulsante rosso (a Lima devi schiacciare un pulsante prima di sbarcare che deciderà se puoi uscire tranquillo o passare prima all’ennesimo controllo bagaglio), ho ficcato il passeggino sotto al carrello sommerso di valige ed ho messo il naso fuori titubante, cercando uno sguardo sconosciuto tra la folla accalcata intorno alla porta.
All’improvviso ho visto un mazzo di rose rosse che correva verso di noi con un’infinita serie di punti interrogativi che lampeggiavano sopra la testa… ma appena ha visto che c’era anche il passeggino con me, si sono trasformati in punti esclamativi, smak rossi e smile gialli 🙂
Abbiamo preso un taxi verso l’hotel riservato per quella notte e, per la prima volta dopo tanto tempo, abbiamo dormito di nuovo tutti e tre nel lettone!