Ovvero: come passare da una stagione all’altra in 24 ore.
A soli 2 mesi d’etá, Ginevra ha fatto il suo primo volo intercontinentale: siamo partiti dall’Italia con i quasi 40 gradi di un luglio insolitamente caldo, per atterrare in un Perú avvolto da un altrettanto insolito, rigido inverno.
Mentre preparavo la valigia, cercavo di ricordare con precisione com’era il clima in questo periodo e naturalmente avevo preso soltanto i vestititini piú pesanti: completini di ciniglia, salopette di lana, un micro giubbotto rosa, jeans ma anche magliette di cotone, perché di solito il sole, durante il giorno, é talmente forte che si sta benissimo a mezze maniche. Invece quest’anno il freddo é esagerato e non solo sto passando da una maglia di lana all’altra, ma abbiamo dovuto comprare anche calze e calzini pesanti, a parte tenere la mia principessa sempre avvolta in una coperta che le é valso il soprannome di “tamalita” (tamal: pietanza a base di farina di mais avvolta in foglie di vite) e sempre con un cappello in testa per evitare che le si gelino i neuroni neonati! Il babbo, inoltre, é corso subito a comprare una stufa da mettere in camera – perché qua i riscaldamenti non esistono – e l’ha sparata al massimo, con il risultato che si é vista una fiammata azzurra e poi una bella nuvola di fumo nero che ha avvolto la stanza!
Mi sono spaventata ed ho cominciato a urlare perché lui era lí che continuava a smanettare intorno alla corrente, ma alla fine é stato solo un corto circuito per cui é bastato cambiare tutti i fili e gli attacchi e decidere di non spingere piú la povera macchina al massimo…
E in tutto questo la giovane esploratrice é stata fantastica: in questo viaggio lunghissimo é stata tranquilla e felice, dormendo quasi sempre: nel treno verso la Svizzera per raggiungere il nonno che ci avrebbe accompagnate nella traversata; in macchina verso l’aeroporto; al check in, alla partenza e all’atterraggio, togliendomi il patema che mi divorava pensando alla possibile sofferenza delle sue orecchie, alla sua antipatia per il marsupio in cui avevo deciso di trasportarla ed anche alle possibili coliche che ogni tanto la contorcevano.
Niente di tutto ció.
Abbiamo viaggiato quasi 2 giorni senza problemi, fino ad arrivare all’aeroporto dove il babbo doveva aspettarci…ma naturalmente era in ritardo, e allora si, é stato chiarissimo che eravamo arrivati: Bienvenidos a Perú!